Otto ore di stop, il prossimo 14 giugno, con tre grandi manifestazioni in altrettante città del Nord, del Centro e del Sud. Lo hanno indetto i sindacati Fim, Fiom e Uilm in continuità con la mobilitazione di Cgil, Cisl, Uil dello scorso 9 febbraio.
Chiariamo subito un aspetto molto importante. Non è un’agitazione contro il governo, ma bensì un momento importante socio-istituzionale dove i sindacati vogliono chiarire cosa secondo loro andrebbe fatto per migliorare la situazione economica del paese, e cosa sta “funzionando” male nelle politiche finora attuate.
Scioperi contro il governo sono sempre stati fatti, e chi afferma che c’è stato un periodo di appiattimento dal 2011 al 2017 durante i governi Monti, Letta, Renzi, Gentiloni, dovuti -secondo loro- ad una sorta di “vicinanza politica” con quella coalizione di governo, dice una grossa bugia e dovrebbe quantomeno informarsi in modo più adeguato. Il ruolo del sindacato e nel dettaglio della Fim Cisl è e sarà sempre apolitico. Giudichiamo in maniera totalmente imparziale l’operato di qualsiasi governo espressione di qualsiasi provenienza partitica. Per noi verranno sempre prima di tutto i lavoratori.
Ma ci piace comunque portare le prove di quello che affermiamo, quindi ecco nel dettaglio le agitazioni che abbiamo organizzato nel periodo 2011-2017 contro i governi in carica:
- 12 Dicembre 2011 (governo Monti); una settimana di scioperi per le politiche attuate su lavoro e previdenza
- 28 Settembre 2012 (governo Monti); sciopero generale del pubblico impiego
- 11-15 Novembre 2013 (governo Letta); sciopero generale articolato per regioni
- 30 Settembre 2014 (governo Renzi); manifestazione nazionale della Fim Cisl davanti a Montecitorio
- 8 Novembre 2014 (governo Renzi); manifestazione nazionale del pubblico impiego
- 5 Maggio 2015 (governo Renzi); Sciopero generale della scuola, il più partecipato della storia
- 2 Aprile 2016 (governo Renzi); Manifestazioni per cambiare la legge Fornero a Venezia, Roma e Napoli
- 14 Ottobre 2017 (governo Gentiloni); Manifestazioni in tutta Italia per Lavoro e Pensioni
Anche in queste giornate l’astensione dal lavoro (8!) non era contro chi governava, ma aveva la finalità di proporre delle leggi oppure mostrare l’inadeguatezza di alcune norme.
Nel documento di proclamazione dello sciopero che si terrà appunto il 14 giugno 2019, la Fim Cisl afferma che alla luce delle trasformazioni che stanno investendo il mondo delle imprese metalmeccaniche, serve con la massima urgenza agire su alcuni elementi che possono far migliorare la situazione economica dell’Italia.
Emblematici sono i numeri della crisi, che da soli giustificano i motivi dello sciopero, la produzione industriale è in ribasso del 5.5% ,crollo degli ordini pari al 7% e sopratutto la produzione nel settore auto ha registrato un calo del 19,4% su base annua di cui nel solo mese di novembre regista un calo dell’8,6%.
A fronte di questa situazione diventa importante che il governo e il sistema delle imprese riconoscano il ruolo dei lavoratori. Il governo -grida la Fim Cisl- deve adottare politiche mirate a contrastare delocalizzazioni e le chiusure di stabilimenti, a partire dal Mezzogiorno, ancora una volta, duramente colpito dalla crisi e a sostenere i buoni motivi per attrarre investimenti industriali. È necessario investire per creare occupazione per i giovani disoccupati, attraverso l’istituzione di politiche lavorative atte ad aumentare e allo stesso tempo consolidare la presenza in alcuni settori in cui il nostro paese ha una leadership, e magari implementare gli incentivi per l’eco-sostenibilità del nostro sistema industriale.
Anche sul fronte della previdenza le sigle metalmeccaniche ribadiscono la propria insoddisfazione. Quanto definito con quota 100 non modifica strutturalmente la legge Monti-Fornero, è una misura temporanea (tre anni) che interviene su un sistema pensionistico che si conferma iniquo e ingiusto che va cambiato. In particolare per quanto riguarda la tutela dei lavoratori precoci e dei lavori usuranti in quanto non tutti i lavori sono uguali. Chi lavora a turni, fa lavori gravosi, faticosi, le donne e i giovani, i lavori di cura e la discontinuità lavorativa e contributiva non trovano risposta nella normativa definitiva quota 100. Un sistema che deve necessariamente tenere conto del lavoro che realmente si è svolto.
Il taglio del contributo per l’Inail da parte del governo è un ulteriore complicazione al sistema produttivo Italiano. Una quota economica che viene usata da parte dello stato per promulgare le leggi, magari efficienti, per quel che concerne la sicurezza sui posti di lavoro.Molto dure sono state le parole del delegato R.L.S Greci Mauro nell’assemblea che si è tenuta in ABB Venerdì 31 maggio per spiegare i motivi alla base dello sciopero: ” tutto ciò va nella direzione contraria alla ricerca delle risorse pubbliche e private indispensabili per la formazione e la prevenzione dei rischi sul lavoro. E’ necessario un piano di investimenti straordinari per garantire la salute e la sicurezza di chi lavora”.
Non va dimenticato in ultimo che tutte le decisioni assunte dai diversi governi sono fondate sul ricorso alla tassazione. Circa l’85% della fiscalità è pagata dai lavoratori dipendenti e dai pensionati, poco e nulla è stato fatto a contrasto degli evasori fiscali. Occorre quindi ridurre le tasse a chi le paga e non incoraggiare l’illegalità. I condoni fiscali sono l’ennesimo schiaffo ai lavoratori, ai pensionati e ai contribuenti onesti.
Per tutti questi motivi il 14 giugno svuotiamo le fabbriche e riempiamo le piazze.