Maggio 8, 2018
GLI IMPIEGATI DELLA FIAT
(Leopoldo Daniele – FIM CISL)
Il mondo degli impiegati FIAT, eterogeneo al suo interno, universo complesso e frammentato, è il quadro che emerge dal meticoloso, quanto originale, lavoro di ricostruzione storica di Boris Pesce, forse il primo a colmare una lacuna nelle ricerche su una categoria per troppo tempo trascurata, almeno fino alla marcia dei “40.000 nel 1980.
Le indagini sugli impiegati FIAT e, più in generale, dell’industria privata sono pochissime, al contrario della classe operaia verso la quale la storiografia ha dedicato maggiore attenzione in quanto protagonista indiscussa delle rivendicazioni sindacali degli anni ’60 e ’70. La base è senza dubbio prevalentemente operaia: il sindacato nasce, infatti, come espressione degli operai che cercano di resistere alle dure condizioni di lavoro. Gli impiegati, trattati quasi sempre diversamente e meglio, restarono per molto tempo poco rilevanti per il sindacato, inizialmente organizzazione del proletariato urbano industriale, successivamente esteso ad altri settori, così come dei quadri, dei dirigenti e degli stessi imprenditori.[1]
La scarsa produzione letteraria sull’argomento, ha spinto l’autore a ricorrere, principalmente, alle fonti orali, alle testimonianze dirette di quelle donne e di quegli uomini che hanno partecipato, con un contributo, fino ad ora, sottovalutato e molto spesso in silenzio, alle trasformazioni sociali che hanno attraversato quasi cinquanta anni di storia del nostro Paese.
Boris Pesce riesce a cogliere a fondo la complessità e la frammentazione dei colletti bianchi FIAT perché riconosce, appieno e quasi codifica le distinzioni all’interno di questa categoria. Conduce la sua riflessione attraverso percorsi biografici e lavorativi distinguendo alcune tipologie necessarie per comprendere fino in fondo, un mondo inesplorato e difficilmente decifrabile.
[1] D. Fisichella, Lineamenti di scienza politica, Carocci, 2005